di
Mario Gaudio
Si è tenuto questa mattina, presso la sala consiliare di
Spezzano Albanese, un incontro-dibattito con Salvatore Borsellino, fratello
del magistrato Paolo, ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992.
Ad aprire l’evento, intitolato La bellezza del fresco
profumo di libertà…, è stato il saluto istituzionale del commissario
prefettizio che ha sottolineato l’importanza di questo «giorno di memoria e di
ricordo».
Ha fatto seguito l’intervento di Angela Guida, dirigente di
settore, che, dopo aver ringraziato i numerosi studenti e docenti giunti dalle
scuole cittadine e da quelle del comprensorio per partecipare alla
manifestazione, ha sottilmente considerato che un tale evento, alla vigilia
delle elezioni, deve necessariamente far pensare che «la legalità è il primo
elemento per la gestione corretta e trasparente delle istituzioni».
Salvatore Borsellino (Foto di Mario Gaudio) |
Domenica Milione, responsabile della Biblioteca comunale
“Giuseppe Angelo Nociti”, promotrice dell’evento inserito nel “Maggio dei
libri”, ha ribadito l’importanza di questo incontro sia per i contenuti sia per
il pubblico giovane al quale ci si è rivolti, invitando «a conservare la grande
eredità morale» di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
È seguita una relazione introduttiva ad opera di una
collaboratrice occasionale della Biblioteca comunale che ha inquadrato il
problema della mafia e dell’attivismo a favore della legalità con una serie di
luoghi comuni ed elementi di carattere meramente retorico che hanno trovato
difficoltà ad accordarsi con i toni elevati del successivo discorso di
Salvatore Borsellino.
Il protagonista della giornata ha esordito raccontando gli
anni della sua giovinezza accanto al fratello Paolo e giustificando il suo
intervento come necessario per sé, «in quanto fonte di determinazione e rabbia
per vivere», e per le giovani generazioni con cui viene ogni giorno a contatto.
Borsellino ha più volte sottolineato il grandissimo coraggio del fratello (che
era solito dire: «Palermo non mi piace, ma ho imparato ad amarla») e ha
ricostruito i drammatici eventi che hanno caratterizzato la Sicilia negli
ultimi venti anni del Novecento.
Borsellino si è soffermato, in modo particolare, sul fatto
che le licenze edilizie concesse in maniera spregiudicata dal sindaco mafioso
Vito Ciancimino hanno deturpato la cosiddetta “Conca d’oro” e, successivamente,
ha analizzato i motivi degli attentati dinamitardi che hanno portato alla morte
di suo fratello e di Giovanni Falcone. Si è così raccontata la vicenda di
Tommaso Buscetta e delle rivelazioni che hanno consentito di portare alla
sbarra numerosissimi mafiosi e di conoscere la struttura piramidale
dell’organizzazione criminale.
Borsellino ha poi narrato i drammatici momenti
dell’attentato a Falcone e la crudele consapevolezza che di lì a breve la
medesima sorte sarebbe toccata anche all’integerrimo Paolo.
Il relatore ha infine denunciato la sparizione della famosa
“agenda rossa”, dopo l’attentato di via D’Amelio, per impedire agli inquirenti
di rinvenire le prove sulla trattativa Stato-mafia ipotizzata dal magistrato
siciliano.
Al termine del dibattito una serie di interventi da parte
del pubblico hanno animato l’evento e consentito a Salvatore Borsellino di
chiarire numerosi aspetti della vita pubblica e privata di suo fratello Paolo.
La manifestazione è stata indubbiamente di rilievo, ma non
sono mancate le inesattezze storiche e le prese di posizione in base a luoghi
comuni che hanno impedito di analizzare con obiettività queste sanguinose
vicende storiche. A tal proposito, è stata mossa una critica nei confronti
dell’ex Presidente del consiglio Giulio Andreotti che, come ben sappiamo, è
stato prosciolto per i reati di associazione mafiosa dopo tre gradi di giudizio
e di cui, pochi giorni fa, sono emerse nuove lettere nelle quali lo statista
scriveva ai suoi familiari le seguenti parole: «Ora che sto per partire per
Palermo desidero ripetere con la serietà di un giuramento dinanzi a Dio, cui
nulla può essere nascosto o manipolato, che io nulla ho mai avuto a che fare
con la mafia (se non per combatterla con leggi o atti pubblici) o con la morte
di Pecorelli, del gen. Dalla Chiesa e di chiunque altro tra gli assassinati».
Parole dure sono state espresse anche nei confronti della
trattativa Stato- mafia, dinanzi alla quale, a detta dello scrivente, non ci si
dovrebbe ipocritamente scandalizzare, dal momento che la trattativa continua ad essere fatta ogni qual volta si
usufruisce dei collaboranti di giustizia per avere informazioni di rilievo
sulle organizzazioni criminali.
Insomma, una giornata gradevole, di confronto con chi è
stato testimone di eventi luttuosi della nostra Italia, ma intrisa di retorica
e accompagnata da una alquanto superficiale analisi storica.
(Pubblicato su dirittodicronaca.it, Registrazione Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)