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venerdì 23 maggio 2014

Salvatore Borsellino incontra gli studenti nella sala consiliare di Spezzano Albanese

di
Mario Gaudio

Si è tenuto questa mattina, presso la sala consiliare di Spezzano Albanese, un incontro-dibattito con Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992.
Ad aprire l’evento, intitolato La bellezza del fresco profumo di libertà…, è stato il saluto istituzionale del commissario prefettizio che ha sottolineato l’importanza di questo «giorno di memoria e di ricordo».
Ha fatto seguito l’intervento di Angela Guida, dirigente di settore, che, dopo aver ringraziato i numerosi studenti e docenti giunti dalle scuole cittadine e da quelle del comprensorio per partecipare alla manifestazione, ha sottilmente considerato che un tale evento, alla vigilia delle elezioni, deve necessariamente far pensare che «la legalità è il primo elemento per la gestione corretta e trasparente delle istituzioni».
Salvatore Borsellino
(Foto di Mario Gaudio) 
Domenica Milione, responsabile della Biblioteca comunale “Giuseppe Angelo Nociti”, promotrice dell’evento inserito nel “Maggio dei libri”, ha ribadito l’importanza di questo incontro sia per i contenuti sia per il pubblico giovane al quale ci si è rivolti, invitando «a conservare la grande eredità morale» di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
È seguita una relazione introduttiva ad opera di una collaboratrice occasionale della Biblioteca comunale che ha inquadrato il problema della mafia e dell’attivismo a favore della legalità con una serie di luoghi comuni ed elementi di carattere meramente retorico che hanno trovato difficoltà ad accordarsi con i toni elevati del successivo discorso di Salvatore Borsellino.
Il protagonista della giornata ha esordito raccontando gli anni della sua giovinezza accanto al fratello Paolo e giustificando il suo intervento come necessario per sé, «in quanto fonte di determinazione e rabbia per vivere», e per le giovani generazioni con cui viene ogni giorno a contatto. Borsellino ha più volte sottolineato il grandissimo coraggio del fratello (che era solito dire: «Palermo non mi piace, ma ho imparato ad amarla») e ha ricostruito i drammatici eventi che hanno caratterizzato la Sicilia negli ultimi venti anni del Novecento.
Borsellino si è soffermato, in modo particolare, sul fatto che le licenze edilizie concesse in maniera spregiudicata dal sindaco mafioso Vito Ciancimino hanno deturpato la cosiddetta “Conca d’oro” e, successivamente, ha analizzato i motivi degli attentati dinamitardi che hanno portato alla morte di suo fratello e di Giovanni Falcone. Si è così raccontata la vicenda di Tommaso Buscetta e delle rivelazioni che hanno consentito di portare alla sbarra numerosissimi mafiosi e di conoscere la struttura piramidale dell’organizzazione criminale.
Borsellino ha poi narrato i drammatici momenti dell’attentato a Falcone e la crudele consapevolezza che di lì a breve la medesima sorte sarebbe toccata anche all’integerrimo Paolo.
Il relatore ha infine denunciato la sparizione della famosa “agenda rossa”, dopo l’attentato di via D’Amelio, per impedire agli inquirenti di rinvenire le prove sulla trattativa Stato-mafia ipotizzata dal magistrato siciliano.
Al termine del dibattito una serie di interventi da parte del pubblico hanno animato l’evento e consentito a Salvatore Borsellino di chiarire numerosi aspetti della vita pubblica e privata di suo fratello Paolo.
La manifestazione è stata indubbiamente di rilievo, ma non sono mancate le inesattezze storiche e le prese di posizione in base a luoghi comuni che hanno impedito di analizzare con obiettività queste sanguinose vicende storiche. A tal proposito, è stata mossa una critica nei confronti dell’ex Presidente del consiglio Giulio Andreotti che, come ben sappiamo, è stato prosciolto per i reati di associazione mafiosa dopo tre gradi di giudizio e di cui, pochi giorni fa, sono emerse nuove lettere nelle quali lo statista scriveva ai suoi familiari le seguenti parole: «Ora che sto per partire per Palermo desidero ripetere con la serietà di un giuramento dinanzi a Dio, cui nulla può essere nascosto o manipolato, che io nulla ho mai avuto a che fare con la mafia (se non per combatterla con leggi o atti pubblici) o con la morte di Pecorelli, del gen. Dalla Chiesa e di chiunque altro tra gli assassinati».
Parole dure sono state espresse anche nei confronti della trattativa Stato- mafia, dinanzi alla quale, a detta dello scrivente, non ci si dovrebbe ipocritamente scandalizzare, dal momento che la trattativa  continua ad essere fatta ogni qual volta si usufruisce dei collaboranti di giustizia per avere informazioni di rilievo sulle organizzazioni criminali.
Insomma, una giornata gradevole, di confronto con chi è stato testimone di eventi luttuosi della nostra Italia, ma intrisa di retorica e accompagnata da una alquanto superficiale analisi storica.

(Pubblicato su dirittodicronaca.it, Registrazione Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)

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