di
Mario Gaudio
L’amore ha alimentato da sempre la fantasia di poeti,
prosatori e artisti divenendo un tema usato, abusato e, spesso, usurato. Dagli spiriti
magni delle letterature nazionali agli scribacchini di provincia, che si
atteggiano a gran conoscitori dell’uomo e dei suoi sentimenti, la tematica
amorosa ha riempito quantità innumerevoli di pagine ripetendo, il più delle
volte, quattro o cinque concetti fissi divenuti per gli scrittori o gli
aspiranti tali la stella polare in grado di indicare la rotta sicura
nell’immenso e pericoloso oceano dei palpiti di un cuore innamorato.
Scena del film I passi dell'amore (2002) del regista Adam Shankman |
Pertanto, nell’intricata selva di racconti, romanzi e poesie
a sfondo amoroso è pressoché inevitabile imbattersi in manierismi d’occasione
che nulla aggiungono e nulla tolgono alle poche pietre miliari della
letteratura mondiale sul tema ed è, per converso, estremamente raro incontrare
scrittori in grado di suscitare, alla lettura, quelle emozioni che un tema così
nobile e antico merita. Tuttavia, nonostante l’eccezionalità dell’evento, c’è
ancora qualcuno, come Nicholas Sparks, capace di trattare in maniera fresca e
originale il sentimento più bello e ingarbugliato di tutti i tempi.
I passi dell’amore è l’esempio di una letteratura moderna
che ancora funziona e riesce a svolgere l’antica missione di docere e delectare
allo stesso tempo, presentando al lettore la tematica amorosa in un valido
accostamento con altre importantissime questioni quali la fede, la malattia, la
vita e la speranza.
Siamo dinanzi ad un romanzo che, pur narrando le vicende di
due diciassettenni, ha il coraggio e la capacità di stimolare quelle corde
intime dell’animo umano che ognuno si industria a nascondere con precauzione
(ritenendole, chissà per quale astruso motivo, fonte di vulnerabilità),
provocando inevitabili moti di commozione e riflessione.
Sparks presenta, con sapiente arte contrastiva, le due vite
opposte dei protagonisti (Landon Carter e Jamie Sullivan) evidenziando più
volte la distanza siderale dei loro caratteri (il ragazzaccio Landon, rampollo
di buona famiglia, dal rendimento scolastico mediocre e dagli amici spacconi e
la sobria Jamie, orfana di madre, dai modi gentili e garbati, generosa verso
tutti e attentissima alle necessità degli ultimi) e costruendo con pazienza
certosina e vivacità narrativa quel legame che unirà le loro due anime, così
diverse ma anche così uguali nel momento della malattia.
I passi dell'amore di Nicholas Sparks |
Come tutti i grandi amori, anche quello raccontato dallo
scrittore statunitense conoscerà gli ostacoli e la durezza della prova, ma
tutto ciò servirà alla catarsi di Landon che sarà costretto a maturare nel giro
di poche settimane e a bruciare quelle scorie di infanzia e di noncuranza che
gli impediscono di avere un contatto veritiero con la realtà.
Insomma, è il romanzo di due giovani anime, travolte da
situazioni incommensurabilmente più grandi, che con l’amore e la fede riescono
a comprendere appieno l’importanza di un legame vero in una società sempre più
vicina ma, allo stesso tempo, sempre più sola.
Nicholas Sparks fonde dunque l’amore e il dolore
(quest’ultimo tanto più terribile in quanto colpisce creature nel fiore
dell’età che ancora nutrono fiducia nei progetti e nei sogni) giungendo ad un
finale di estrema ambiguità circa le sorti di Jamie Sullivan. È necessario un
notevole sforzo interpretativo per comprendere, seppure in maniera ancora non
completamente chiara, quello che sarà il destino della ragazza. Tuttavia, agli
amanti della letteratura non sfuggirà di sicuro l’ultimo grande indizio
sull’insoluta questione che lo scrittore ci fornisce per bocca del suo
narratore Landon: «Sorrido tra me, guardando il cielo, sapendo che c’è ancora
una cosa che non vi ho detto: adesso credo che i miracoli si possano avverare».
Lo scrittore statunitense Nicholas Sparks |
Forse i nostri spiriti romantici, sulla scorta di un’antica
etimologia della parola “amore” (derivante, secondo alcuni, dall’alfa privativo
della lingua greca unito al latino mors e dunque dal valore letterale di “senza
morte”) ci faranno propendere per la salvezza di Jamie e la celebrazione
dell’onnipotenza dell’Amore («Omnia vincit Amor, et nos cedamus Amori» scriveva
Virgilio al termine delle sue Bucoliche) ma, qualunque sia l’interpretazione
che la nostra sensibilità riterrà veritiera, possiamo affermare, senza tema di
smentita, di trovarci dinanzi ad un romanzo degno di essere accostato ai grandi
classici della letteratura d’amore e in grado di suscitare quelle emozioni che,
in fin dei conti, sono il nostro angolo di paradiso tra le brutture della mediocrità.
(Pubblicato su dirittodicronaca.it, Registrazione Tribunale
di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)
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