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lunedì 11 agosto 2014

"I passi dell'amore": Nicholas Sparks tra sentimenti e malattia

di
Mario Gaudio

L’amore ha alimentato da sempre la fantasia di poeti, prosatori e artisti divenendo un tema usato, abusato e, spesso, usurato. Dagli spiriti magni delle letterature nazionali agli scribacchini di provincia, che si atteggiano a gran conoscitori dell’uomo e dei suoi sentimenti, la tematica amorosa ha riempito quantità innumerevoli di pagine ripetendo, il più delle volte, quattro o cinque concetti fissi divenuti per gli scrittori o gli aspiranti tali la stella polare in grado di indicare la rotta sicura nell’immenso e pericoloso oceano dei palpiti di un cuore innamorato.
Scena del film I passi dell'amore (2002) del regista
Adam Shankman
Pertanto, nell’intricata selva di racconti, romanzi e poesie a sfondo amoroso è pressoché inevitabile imbattersi in manierismi d’occasione che nulla aggiungono e nulla tolgono alle poche pietre miliari della letteratura mondiale sul tema ed è, per converso, estremamente raro incontrare scrittori in grado di suscitare, alla lettura, quelle emozioni che un tema così nobile e antico merita. Tuttavia, nonostante l’eccezionalità dell’evento, c’è ancora qualcuno, come Nicholas Sparks, capace di trattare in maniera fresca e originale il sentimento più bello e ingarbugliato di tutti i tempi.
I passi dell’amore è l’esempio di una letteratura moderna che ancora funziona e riesce a svolgere l’antica missione di docere e delectare allo stesso tempo, presentando al lettore la tematica amorosa in un valido accostamento con altre importantissime questioni quali la fede, la malattia, la vita e la speranza.
Siamo dinanzi ad un romanzo che, pur narrando le vicende di due diciassettenni, ha il coraggio e la capacità di stimolare quelle corde intime dell’animo umano che ognuno si industria a nascondere con precauzione (ritenendole, chissà per quale astruso motivo, fonte di vulnerabilità), provocando inevitabili moti di commozione e riflessione.
Sparks presenta, con sapiente arte contrastiva, le due vite opposte dei protagonisti (Landon Carter e Jamie Sullivan) evidenziando più volte la distanza siderale dei loro caratteri (il ragazzaccio Landon, rampollo di buona famiglia, dal rendimento scolastico mediocre e dagli amici spacconi e la sobria Jamie, orfana di madre, dai modi gentili e garbati, generosa verso tutti e attentissima alle necessità degli ultimi) e costruendo con pazienza certosina e vivacità narrativa quel legame che unirà le loro due anime, così diverse ma anche così uguali nel momento della malattia.
I passi dell'amore di Nicholas Sparks
Come tutti i grandi amori, anche quello raccontato dallo scrittore statunitense conoscerà gli ostacoli e la durezza della prova, ma tutto ciò servirà alla catarsi di Landon che sarà costretto a maturare nel giro di poche settimane e a bruciare quelle scorie di infanzia e di noncuranza che gli impediscono di avere un contatto veritiero con la realtà.
Insomma, è il romanzo di due giovani anime, travolte da situazioni incommensurabilmente più grandi, che con l’amore e la fede riescono a comprendere appieno l’importanza di un legame vero in una società sempre più vicina ma, allo stesso tempo, sempre più sola.
Nicholas Sparks fonde dunque l’amore e il dolore (quest’ultimo tanto più terribile in quanto colpisce creature nel fiore dell’età che ancora nutrono fiducia nei progetti e nei sogni) giungendo ad un finale di estrema ambiguità circa le sorti di Jamie Sullivan. È necessario un notevole sforzo interpretativo per comprendere, seppure in maniera ancora non completamente chiara, quello che sarà il destino della ragazza. Tuttavia, agli amanti della letteratura non sfuggirà di sicuro l’ultimo grande indizio sull’insoluta questione che lo scrittore ci fornisce per bocca del suo narratore Landon: «Sorrido tra me, guardando il cielo, sapendo che c’è ancora una cosa che non vi ho detto: adesso credo che i miracoli si possano avverare».
Lo scrittore statunitense Nicholas Sparks
Forse i nostri spiriti romantici, sulla scorta di un’antica etimologia della parola “amore” (derivante, secondo alcuni, dall’alfa privativo della lingua greca unito al latino mors e dunque dal valore letterale di “senza morte”) ci faranno propendere per la salvezza di Jamie e la celebrazione dell’onnipotenza dell’Amore («Omnia vincit Amor, et nos cedamus Amori» scriveva Virgilio al termine delle sue Bucoliche) ma, qualunque sia l’interpretazione che la nostra sensibilità riterrà veritiera, possiamo affermare, senza tema di smentita, di trovarci dinanzi ad un romanzo degno di essere accostato ai grandi classici della letteratura d’amore e in grado di suscitare quelle emozioni che, in fin dei conti, sono il nostro angolo di paradiso tra le brutture della mediocrità.  

(Pubblicato su dirittodicronaca.it, Registrazione Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)

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