di
Mario Gaudio
Lo
scienziato come ribelle è un libro dall’andamento desultorio che genera, alla lettura, picchi e brusche ricadute del pensiero simili a quelli
tragicamente tracciati dai sismografi. Il motivo di tali oscillazioni
contenutistiche ed espositive può essere facilmente rinvenuto nella mancanza di
organicità strutturale del testo: Dyson raccoglie sotto uno stesso titolo
recensioni, prefazioni e saggi da lui scritti nel corso degli anni senza però
preoccuparsi di rintracciare un filo rosso che faccia da guida al lettore nella
selva di tematiche e argomentazioni proposte.
Il titolo del libro, ad un primo approccio, può far balzare immediatamente
dinanzi agli occhi le scene del film L’attimo fuggente (1992) in cui
un talentuoso Robin Williams rompeva gli schemi dell’insegnamento tradizionale
americano per far guidare i suoi studenti dal potere liberatorio e
rivoluzionario della poesia, tuttavia di anticonvenzionale il libro di Dyson ha
ben poco, fatta eccezione per un interessante capitolo su Thomas Gold, un
«eretico moderno», colui che ha avanzato l’ipotesi (parzialmente dimostrata) di
un’origine non biologica del gas naturale e del petrolio.
Primo Congresso Internazionale di Fisica "Solvay" (Bruxelles 1911) |
Sicuramente
più validi risultano essere i capitoli in cui Dyson affronta questioni di
carattere storico o riguardanti l’evoluzione del pensiero scientifico. Di
particolare rilievo è la recensione al libro Einstein in Berlin di
Thomas Levenson in cui sono dipinte le diverse mentalità dei paesi belligeranti
durante il primo conflitto mondiale ed è tratteggiata analiticamente una storia
sociale della Germania dal 1914 sino alla Repubblica di Weimar e all’ascesa di
Hitler. La descrizione di questo scenario si avvale anche di preziose
constatazioni di Albert Einstein, attendibile e appassionato testimone delle
vicende del suo tempo, i cui toni richiamano da vicino un trascurato capolavoro
della letteratura europea quale Niente di nuovo sul fronte occidentale di
Erich Maria Remarque.
Di uguale intensità è il capitolo nel quale Dyson traccia una storia
dell’evoluzione scientifica occidentale soffermandosi con particolare
attenzione sullo sviluppo di due modelli scientifici diversi che hanno
caratterizzato i secoli successivi: quello “baconiano”, incentrato sulla
sperimentazione e l’accumulo dei dati dai quali trarre per induzione le leggi
di natura, e quello “cartesiano”, caratterizzato dalla deduzione delle leggi
per via puramente razionale e dalla successiva verifica sperimentale.
Non mancano ne Lo scienziato come ribelle interessanti profili di
uomini di scienza come Robert Oppenheimer, finemente presentato nella triplice
veste di scienziato, amministratore e poeta, ma il resto dell’opera si
concentra su pericolose demolizioni dell’etica («La scienza prospera nel modo
migliore quando usa liberamente tutti gli strumenti disponibili, senza essere
costretta da nozioni preconcette di come la scienza dovrebbe essere» scrive Dyson),
su problematiche pseudoscientifiche (la telepatia) e sull’esistenza di altri
mondi (da segnalare, a riguardo, la balzana teoria dell’astronomo Martin Rees
secondo cui gli esseri umani e l’intero universo potrebbero «essere
simulazioni, prive di qualsiasi sostanza fisica, ed esistere solo come
costruzioni mentali» di esseri superintelligenti in grado di «rieseguire il
passato»).
Un’ultima nota positiva rintracciabile nel libro di Dyson è costituita da due
brevi accenni al Congresso Internazionale dei Matematici tenutosi a Parigi nel
1900 (in occasione del quale il matematico David Hilbert propose un famoso
elenco di 23 problemi, alcuni dei quali ancora irrisolti, che ebbero
notevolissime implicazioni sullo sviluppo scientifico successivo) e al primo
Congresso Internazionale di Fisica promosso dall’industriale Ernest Solvay e
tenutosi a Bruxelles nel 1911.
In estrema sintesi, Lo scienziato come ribelle è un libro che tradisce
le aspettative del lettore ma, paradossalmente, forse proprio per questo,
merita di essere letto.
(Pubblicato su dirittodicronaca.it,
Registrazione Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)
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