di
Mario Gaudio
Molto spesso si fa fatica a comprendere la realtà, dacché
siamo sempre più abituati a classificare gli avvenimenti utilizzando metri di
giudizio estremamente labili, in grado di mutare con l’evolversi di un mondo
che corre a folle velocità verso una non meglio precisata meta, ma dinanzi a
certe notizie la cui portata è storica, senza la necessità di attendere quel
periodo che è d’obbligo per leggere con obiettività i fatti, non ci si può
esimere dal tentare di comprenderne le cause e gli effetti.
Sicuramente, oggi 11 febbraio dell’anno di grazia 2013, l’annuncio delle
dimissioni di Papa Benedetto XVI ha segnato una svolta epocale nella vita della
Chiesa e degli assetti diplomatici mondiali.
La notizia, apparsa in rete poco dopo le 11 sul sito dell’Ansa, ha fatto, come
prevedibile, il giro del mondo attraverso la solerte opera di
informazione dei mass media ma, nonostante le dichiarazioni di un imbarazzato
padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa Vaticana, restano ancora
poco chiari i motivi di tale gesto.
Papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) |
Il Santo Padre, nel corso del Concistoro Ordinario tenutosi proprio questa
mattina presso il Palazzo Apostolico Vaticano, ha comunicato questa sua
decisione sottolineando che «[…] nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti
e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per
governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il
vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è
diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare
bene il ministero a me affidato» e precisando il fatto di lasciare vacante il
soglio petrino a partire dalle ore 20 del 28 febbraio venturo.
Certo, non si tratta del primo caso nel contesto della millenaria storia della
Chiesa: come non ricordare infatti il «gran rifiuto» di Celestino V (al
secolo Pietro da Morrone) che, stremato dalle ingerenze politiche ed economiche
di Carlo d’Angiò, abbandonò la Cattedra di Pietro nel lontano 1294 o, in tempi
più recenti, le “potenziali” dimissioni di Pio XII che, stando a documenti
custoditi in Vaticano, scrisse una lettera di rinuncia al papato che sarebbe
stata resa efficace nell’eventualità di un rapimento da parte dei nazisti
che, in tal caso, avrebbero avuto tra le mani il cardinale Pacelli e non
più il Padre della Cristianità.
Nonostante questi precedenti, le dimissione di Papa Benedetto XVI arrivano in
maniera del tutto inaspettata e in un periodo storico di profondissime
difficoltà materiali, spirituali e morali con le elezioni politiche alle porte,
la crisi economica imperante e il disorientamento degli spiriti dilagante.
Col passare delle ore, appare sempre più sbiadita la motivazione di una
drastica diminuzione del «vigore del corpo e dell’animo» da parte del Pontefice
che ha retto saldamente il timone della barca di Pietro in mezzo alle tempeste
del relativismo, dei casi di pedofilia e dell’attuale mancanza di libertà
religiosa in molte parti del mondo; a ulteriore conferma della suddetta
considerazione ci sono altresì le parole di padre Lombardi il quale ha
pubblicamente precisato che «Non risulta nessuna malattia in corso che
influisca su questo tipo di decisione» per poi delucidare la stampa su quello
che sarà il futuro di Benedetto XVI a partire dal 1 marzo venturo (il Papa
andrà prima a Castel Gandolfo per poi ritirarsi nel monastero delle suore di
clausura sul colle Vaticano).
Insomma, si tratta di una vicenda dai contorni ancora molto sfumati nella quale
credo sia opportuno addentrarsi con i passi felpati tipici della diplomazia
vaticana, ricordando che solo il corso della storia chiarirà ogni interrogativo
e tenendo sempre in considerazione le motivazioni interiori dell’uomo Joseph
Ratzinger.
(Pubblicato su lavocedelsavuto.it, Registrazione
Tribunale di Cosenza N. 683 del 23/10/2002)
(Pubblicato su dirittodicronaca.it, Registrazione
Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)
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