di
Mario Gaudio
“Credere significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e
udire una voce che grida gèttati, ti prenderò fra le mie braccia!”. Con queste
parole il filosofo Søren Kierkegaard delineava l’atteggiamento di totale
fiducia del cristiano nei confronti di un Dio che diventa scommessa o comunque
rischio da accettare; con la medesima immagine mi piacerebbe introdurre la
recensione di Profumo di lavanda di Paolo Brosio.
L’autore, uno dei volti più noti e amati della televisione italiana, ha
affrontato questo salto nel vuoto e ha sperimentato, nel momento del massimo
sconforto e della degenerazione morale, l’abbraccio paterno e misericordioso di
Dio.
La sua eclatante conversione, preceduta da un periodo di profondo sbandamento,
ha avuto come protagonista indiscussa la Madonna (o meglio la Gospa, come
Brosio ama chiamarla utilizzando un termine croato) e come luogo principale
Medjugorje.
La collina del Krizevac a Medjugorje |
Tempo addietro, dalle colonne di questa stessa testata, ebbi modo di
raccontare, attraverso la recensione di A un passo dal baratro, la
conversione di Brosio; ora, è giunto il momento di parlare della sua
perseveranza (giacché può essere facile convertirsi, ma tremendamente difficile
perseverare) attraverso la recensione di Profumo di lavanda.
Il libro in questione si apre esattamente nello stesso contesto che concludeva
il volume citato in precedenza: l’autore è protagonista di una commovente
testimonianza a Rimini, in occasione della 32ª Convocazione Nazionale del
Rinnovamento nello Spirito Santo. In questa circostanza accade però qualcosa di
estremamente importante che cambia la vita di Brosio e campeggia nel suo nuovo
libro: il carismatico brasiliano Ironì Spuldaro svela al giornalista astigiano
che Dio ha operato in lui una straordinaria guarigione, facendo sparire due
tumori ai polmoni e al fegato; il guaritore rivela inoltre a Brosio che,
sottoponendosi ad esami clinici, troverà le tracce di questo miracolo, cosa che
puntualmente avviene giacché la Tac rileva sul polmone la cicatrice di “una
pregressa malattia attualmente senza carattere di evoluzione”.
È una vicenda, senza dubbio, straordinaria, così come lo è
quella di Bruno, un uomo giunto a Medjugorje attraverso circostanze veramente
singolari e guarito da un rarissimo tumore all’uraco dopo che la sua consorte
ricevette, come segno della vicinanza e della protezione materna della Madonna,
un misterioso profumo di lavanda diffusosi all’improvviso, sotto la pioggia
battente, nei pressi della Croce Blu.
La frequentazione assidua di Medjugorje ha donato a Brosio anche una buona e
sana dose di ostinazione, tipica degli abitanti della zona, che hanno dovuto
subire diverse persecuzioni nel corso dei secoli (dominazione musulmana,
dittatura atea e comunista di Tito, guerre civili degli anni Novanta) pur di
continuare a professare la loro amata religione cattolica. Con la stessa
caparbietà l’autore si batte per la “causa di Medjugorje” descrivendo gli
straordinari casi di guarigione, vocazione e conversione che si verificano, in
numero sempre crescente, tra i pellegrini che raggiungono questa terra.
Profumo di lavanda di Paolo Brosio |
Nel processo di valorizzazione di Medjugorje rientra anche la visita, risalente
agli ultimi giorni del dicembre 2009, del cardinale Christoph Schönborn,
primate d’Austria e arcivescovo di Vienna, che, nonostante le polemiche della
curia di Mostar, ha affrontato la salita del Krizevac e del Podbrdo e ha tenuto
una catechesi sulla Divina Misericordia nella parrocchia francescana di San
Giacomo, guadagnandosi l’affettuosa simpatia e il consenso dei pellegrini
presenti. Dopo tale importante visita, Benedetto XVI ha istituito formalmente
una commissione di inchiesta sul caso Medjugorje costituita da numerosi esperti
chiamati a pronunciarsi sulla vicenda delle apparizioni mariane.
Paolo Brosio, oltre a questa battaglia spirituale e culturale, ne conduce
personalmente un’altra sicuramente più impegnativa: quella della solidarietà.
Con questo spirito, l’autore racconta la difficoltosa opera di suor Josipe
Kordic e di sua sorella Kornelya per la creazione e il mantenimento di una
struttura (nei pressi di Citluk) in grado di ospitare orfani e anziani scampati
alla guerra civile degli anni Novanta.
Insomma, Profumo di lavanda, è un libro affascinante, degno di essere
letto, con uno stile scorrevole e coinvolgente in grado di narrare le vicende
che accompagnano la vita di questo famoso e zelante convertito nel percorso che
dalla fede (quella legata alla volontà di cambiar vita e alla preghiera),
attraverso la speranza (di veder valorizzato un luogo come Medjugorje,
estremamente significativo dal punto di vista spirituale) giunge infine alla
carità (quella del sostegno ai progetti di solidarietà e accoglienza per i più
poveri dell’Erzegovina).
(Pubblicato su dirittodicronaca.it, Registrazione
Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)
Nessun commento:
Posta un commento