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giovedì 24 aprile 2014

Il caso Medjugorje nel racconto di Paolo Brosio

di
Mario Gaudio

“Credere significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e udire una voce che grida gèttati, ti prenderò fra le mie braccia!”. Con queste parole il filosofo Søren Kierkegaard delineava l’atteggiamento di totale fiducia del cristiano nei confronti di un Dio che diventa scommessa o comunque rischio da accettare; con la medesima immagine mi piacerebbe introdurre la recensione di Profumo di lavanda di Paolo Brosio. 
L’autore, uno dei volti più noti e amati della televisione italiana, ha affrontato questo salto nel vuoto e ha sperimentato, nel momento del massimo sconforto e della degenerazione morale, l’abbraccio paterno e misericordioso di Dio.
La sua eclatante conversione, preceduta da un periodo di profondo sbandamento, ha avuto come protagonista indiscussa la Madonna (o meglio la Gospa, come Brosio ama chiamarla utilizzando un termine croato) e come luogo principale Medjugorje. 
La collina del Krizevac a Medjugorje
Tempo addietro, dalle colonne di questa stessa testata, ebbi modo di raccontare, attraverso la recensione di A un passo dal baratro, la conversione di Brosio; ora, è giunto il momento di parlare della sua perseveranza (giacché può essere facile convertirsi, ma tremendamente difficile perseverare) attraverso la recensione di Profumo di lavanda.
Il libro in questione si apre esattamente nello stesso contesto che concludeva il volume citato in precedenza: l’autore è protagonista di una commovente testimonianza a Rimini, in occasione della 32ª Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. In questa circostanza accade però qualcosa di estremamente importante che cambia la vita di Brosio e campeggia nel suo nuovo libro: il carismatico brasiliano Ironì Spuldaro svela al giornalista astigiano che Dio ha operato in lui una straordinaria guarigione, facendo sparire due tumori ai polmoni e al fegato; il guaritore rivela inoltre a Brosio che, sottoponendosi ad esami clinici, troverà le tracce di questo miracolo, cosa che puntualmente avviene giacché la Tac rileva sul polmone la cicatrice di “una pregressa malattia attualmente senza carattere di evoluzione”.
È una vicenda, senza dubbio, straordinaria, così come lo è quella di Bruno, un uomo giunto a Medjugorje attraverso circostanze veramente singolari e guarito da un rarissimo tumore all’uraco dopo che la sua consorte ricevette, come segno della vicinanza e della protezione materna della Madonna, un misterioso profumo di lavanda diffusosi all’improvviso, sotto la pioggia battente, nei pressi della Croce Blu.
La frequentazione assidua di Medjugorje ha donato a Brosio anche una buona e sana dose di ostinazione, tipica degli abitanti della zona, che hanno dovuto subire diverse persecuzioni nel corso dei secoli (dominazione musulmana, dittatura atea e comunista di Tito, guerre civili degli anni Novanta) pur di continuare a professare la loro amata religione cattolica. Con la stessa caparbietà l’autore si batte per la “causa di Medjugorje” descrivendo gli straordinari casi di guarigione, vocazione e conversione che si verificano, in numero sempre crescente, tra i pellegrini che raggiungono questa terra.
Profumo di lavanda di Paolo Brosio
Nel processo di valorizzazione di Medjugorje rientra anche la visita, risalente agli ultimi giorni del dicembre 2009, del cardinale Christoph Schönborn, primate d’Austria e arcivescovo di Vienna, che, nonostante le polemiche della curia di Mostar, ha affrontato la salita del Krizevac e del Podbrdo e ha tenuto una catechesi sulla Divina Misericordia nella parrocchia francescana di San Giacomo, guadagnandosi l’affettuosa simpatia e il consenso dei pellegrini presenti. Dopo tale importante visita, Benedetto XVI ha istituito formalmente una commissione di inchiesta sul caso Medjugorje costituita da numerosi esperti chiamati a pronunciarsi sulla vicenda delle apparizioni mariane.
Paolo Brosio, oltre a questa battaglia spirituale e culturale, ne conduce personalmente un’altra sicuramente più impegnativa: quella della solidarietà. Con questo spirito, l’autore racconta la difficoltosa opera di suor Josipe Kordic e di sua sorella Kornelya per la creazione e il mantenimento di una struttura (nei pressi di Citluk) in grado di ospitare orfani e anziani scampati alla guerra civile degli anni Novanta.
Insomma, Profumo di lavanda, è un libro affascinante, degno di essere letto, con uno stile scorrevole e coinvolgente in grado di narrare le vicende che accompagnano la vita di questo famoso e zelante convertito nel percorso che dalla fede (quella legata alla volontà di cambiar vita e alla preghiera), attraverso la speranza (di veder valorizzato un luogo come Medjugorje, estremamente significativo dal punto di vista spirituale) giunge infine alla carità (quella del sostegno ai progetti di solidarietà e accoglienza per i più poveri dell’Erzegovina).


(Pubblicato su dirittodicronaca.it, Registrazione Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)

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