di
Mario Gaudio
A cadavere ancora caldo (e la salma in questione è quella
eccellente della politica italiana), le elezioni appena terminate rappresentano
una pagina di indiscutibile importanza per la storia nazionale: non solo e non
tanto per la difficile congiuntura economica nella quale il nostro Paese si
trova invischiato, ma anche e soprattutto per la nuova conformazione politico-culturale venuta fuori dalle urne.
Stando ai dati ufficializzati ormai in via definitiva dal Viminale, l’attuale
composizione politica delle Camere va sicuramente al di là delle aspettative di
qualsiasi analista, senza considerare le emerite idiozie statistiche dei
cosiddetti “instant poll”, frutto di algoritmi fallaci almeno quanto le
montagne di promesse profuse da determinati soggetti in questa anomala campagna
elettorale.
A partire dalla Camera dei deputati, con un inaspettato 25,55 % (e i relativi
108 seggi), il Movimento Cinque Stelle (è quasi paradossale vedere come questa
denominazione tipicamente legata al mondo degli alberghi possa affiancarsi alle
grandi idee di “democrazia” e “libertà” contenute nelle sigle di altre
imponenti realtà politiche) ha iniziato la sua “marcia su Roma” affermandosi
come primo partito nazionale e superando di pochissimo il Pd (25,42 %) e di
molto il Pdl (21,56 %).
Ma i cosiddetti “grillini” hanno replicato addirittura in Senato,
accaparrandosi ben 54 senatori (con il 23,79 % dei consensi) e ponendosi
pertanto come ago della bilancia di un difficilissimo equilibrio politico
determinato da una sostanziale parità di seggi tra centrosinistra (113) e
centrodestra (116).
Dunque, il Paese si trova in una situazione di stallo, frutto di una legge
elettorale talmente enigmatica e instabile (non a caso elaborata da un certo
Roberto Calderoli e denominata simpaticamente “Porcellum”) che rende
praticamente impossibile la governabilità e fa terminare queste agognate
elezioni con un sostanziale nulla di fatto.
Gli scenari possibili sono variegati (dalle larghe intese Pd-Pdl alla
strategica alleanza Pd-M5S, fino alla possibilità di un governo di
transizione finalizzato a promulgare una nuova legge elettorale in attesa di
elezioni a breve termine), ma ci sono dei dati sui quali occorre riflettere.
Il primo punto è sicuramente la perdita di credibilità (misurata dunque in perdita
di consensi) dei partiti tradizionali, frutto di un malcontento generale ma,
soprattutto, di un bipolarismo abortito che ha cancellato di netto la grande
storia dei partiti italiani della Prima Repubblica che, nonostante le umane
pecche, garantivano la rappresentanza alle forme di pensiero e alle ideologie
più diverse.
Il secondo argomento sul quale soffermarsi è l’assoluta mancanza di figure
politiche di rilievo, di statisti in grado di polarizzare ampie fette della
politica e della società civile su programmi finalizzati a garantire la
stabilità.
Altra constatazione dolente è la mancanza di approccio politico alla campagna
elettorale: pochi comizi, pochi volantini e manifesti, molte decisioni delle
segreterie, con il risultato di allontanare parte dei cittadini dalla nobile
arte politica (astensionismo elevato) o di farli avvicinare alle frange più
populiste e demagogiche in grado di parlare al “ventre” della gente e di
proporre la distruzione di un sistema senza avere in mente una fattibile
alternativa di costruzione (trionfo del già citato Movimento Cinque Stelle).
Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, fondatori del Movimento Cinque Stelle |
Ecco allora che dinanzi ad un Pd che non sfonda (forse per mancanza di fiducia
nelle proprie potenzialità o semplicemente per non aver puntato
sull’alternativa dell’energico Matteo Renzi), un Pdl che, nonostante abbia
trascinato l’Italia nel baratro, continua a galleggiare grazie alle astruse
promesse (rimborso Imu e company) del suo premier, un centro sostanzialmente
inesistente (è innegabile il flop di Monti, ma prima ancora di partiti quali
l’Udc e il Fli) si può assistere allo spettacolo dei “barbari” (in senso
chiaramente figurato) che sfondano il confine e si riversano tra gli scranni
del nostrano Parlamento.
Per completare il suddetto quadro, si aggiungano: il fallimento di “Rivoluzione
Civile” con la conseguente scomparsa dal Parlamento di Antonio Di Pietro e
della sua Idv e l’ulteriore ridimensionamento di una forza quale Rifondazione
Comunista che nell’ormai lontano 1996 era riuscita ad accaparrarsi oltre tre
milioni di voti con l’8,57 % delle preferenze e ben 20 deputati; la pessima
performance (non solo elettorale) degli ormai estinti liberali di Oscar
Giannino; il risultato non certo esaltante di Sel con un Nichi Vendola
proiettato, fino a qualche giorno fa, verso più ambiziosi obiettivi.
Insomma, anche questa volta, l’urna meretrice ha dato il suo responso
inappellabile: l’Italia è condannata all’instabilità, il ricambio generazionale
della politica si è in parte verificato ma ad un prezzo altissimo (deputati e
senatori “grillini” privi di qualsiasi precedente esperienza politica o
amministrativa), gli elettori hanno firmato l’atto di morte di alcuni partiti,
la credibilità internazionale stenta a ritornare: la ricetta è completa per
preparare, tra le copiose lacrime del disagio italiano (vere e dolorose a
differenza di quelle della Fornero), il funerale della fallimentare Seconda
Repubblica, deceduta forse per aver soffocato troppo in fretta la Prima.
(Pubblicato su dirittodicronaca.it,
Registrazione Tribunale di Castrovillari (Cs) N. 4/09 del 02/11/2009)
(Pubblicato su lavocedelsavuto.it, Registrazione
Tribunale di Cosenza N. 683 del 23/10/2002)
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